Tutto ciò che potrà essere digitalizzato lo sarà. Questa consapevolezza ci aiuta a leggere il presente e a immaginare il futuro che ci aspetta. L’orologio, la televisione, la radio, i libri, la macchina fotografica, la video-camera, la livella, il termometro, la torcia elettrica, la scacchiera, la bussola… e molto altro sono “entrati” in un tablet (o smartphone); ovvero, sono stati digitalizzati, sono diventati intangibili, possono viaggiare nell’etere. Alcune di queste cose potranno ritornare dallo stato digitale a quello fisico, da sequenze di numeri nel cloud, alla vita reale. Le stampanti 3D sono già in grado di realizzare protesi, pezzi di ricambio, ma anche pietanze da cucinare e degustare. Questo è solo l’inizio.
L’innovazione avanza in modo esponenziale e la nostra mente non riesce a cogliere pienamente l’accelerazione di tali fenomeni. Le cose attorno a noi “parleranno” con i loro simili, e spesso avranno un loro avatar, una reincarnazione digitale, dalla cui “esperienza” hanno preso forma, e alla quale faranno riferimento per trasmettere la loro esperienza tra e con gli uomini per dare alla luce nuovi discendenti sempre più evoluti. Tali oggetti saranno sempre più “dativori” e avremo bisogno di energia per far viaggiare, conservare, elaborare enormi quantità di dati.
L’intelligenza artificiale userà questi dati e sarà in grado di disegnare scenari sempre più attendibili che renderanno l’uomo meno necessario, meno partecipe a progettare e dare forma ai propri sogni. Ci dovremmo domandare se siamo alla fine del libero arbitrio in uno scenario in cui altri stanno progettando e digitalizzando la nostra vita quotidiana.
Cosa sarà la democrazia al tempo dei Big Data? In un futuro caratterizzato da un mercato sempre più aggressivo dovremmo da subito immaginare, costruire, salvaguardare riserve, spazi “non commerciali” dove rifugiarsi per ritrovare una dimensione non artificiosa della nostra esistenza, da dove poter guardare alla digitalizzazione come un mezzo invece che il fine ultimo. Il rischio reale è quello di passare dalla euforia (per la digitalizzazione) alla isteria.
Le grandi corporate, grazie ad enormi capitali ed alle tecnologie emergenti stanno imponendo nuovi paradigmi, nuovi modelli sociali ed economici che convoglieranno sempre più capitali in poche mani. L’innovazione Digitale nella pratica sta realizzando una polarizzazione dei redditi. In questa partita chi vince prende tutto. Come affrontare tale rivoluzione? Nessuno di noi probabilmente ha una risposta e forse le risposte sono molte. La consapevolezza di cosa stia accadendo è il primo passo.
Ognuno di noi deve elaborare un personale percorso. Probabilmente difendere la diversità è già una risposta. Coltivare le nostre differenze, esprimere una “difettosità” rispetto al sistema dominante, essere sospettosi dei riti di massa, costruire e curare una rete sociale di prossimità, una economia di prossimità, può aiutarci a formare e difendere la nostra “diversità” mantenendo viva una autenticità che funga da antidoto ai processi di normalizzazione e standardizzazione della nostra esistenza.

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