Ricevo e pubblico con piacere una lettera scritta da Teresa Pentimella che ha partecipato ai Colloqui in rappresentanza del Gruppo Hub Mangini, società socia del Consorzio Costellazione Apulia, che anche quest’anno ha sostenuto la quinta edizione dei Colloqui attraverso la formula Robin Hood.
Mi sembra il modo migliore per riassumere come è andata l’edizione 2018 alla quale hanno partecipato come relatorianche: Antonio Messeni Petruzzelli che ha introdotto il tema dell’innovazione; Giulia Paciello che ha messo in evidenza la centralità della formazione dei più giovani all’utilizzo corretto del digitale; Maurizio Pimpinela che ha evidenziato come il digitale e la GIG economy si basano su transazioni economiche on line che stanno rivoluzionando il mondo delle banche ed il mercato finanziario; Roberto Massa, imprenditore di Martina Franca, che ha raccontato la sua storia di imprenditore del settore dell’ abbigliamento di lusso che in 10 anni ha realizzato un portale di e-commerce con centinaia di migliaia di clienti in tutto il mondo.
Tra gli eventi collaterali giovedì 31 maggio abbiamo visitato la Scaff System – Officine Tamborrino che ci ha dato la possibilità di visitare una azienda metalmeccanica che ha affiancato alla tradizionale produzione di scaffalature una linea di oggetti e arredamenti che uniscono design e “ferro”.
Altro evento collaterale di rilievo è la mostra di computer storici allestita da Roberto Di Leo della EMinds all’interno dei negozi di abbigliamento di Roberto Massa. Durante le visite guidate abbiamo viaggiato nel tempo tra Commodore 64 e floppy disk da 5 pollici, un’altra era dell’informatica che sembra così distante ma è avvenuta solo 20 anni fa!
Per avere una visione più ampia dei colloqui vi suggerisco di farvi un giro nella galleriadove, attraverso le foto, potete rivivere i momenti più importanti di questa bellissima edizione.

 

CULTURA Colloqui di Martina Franca 2018 Industria senza industria
L’edizione 2018 si interroga sulle prospettive dell’industria nel mondo digitale
Caffè senza caffeina, tè senza teina, “industria senza industria”: l’ultimo enunciato, estremo e improbabile, afferma e nega il soggetto nella stessa frase. E mentre riusciamo ad immaginare un caffè senza la sua sostanza principale, com’è possibile una industria senza industria? Un’attività umana diretta alla produzione di beni e servizi, però privata dell’attività stessa? Si tratta in realtà del titolo provocatorio scelto per la quinta edizione dei Colloqui di Martina Franca, forum di dialogo promosso dal Consorzio Costellazione Apulia, tenutosi quest’anno l’1 e il 2 giugno scorsi.
La formula prevede diversi interventi di personalità appartenenti ai mondi dell’imprenditoria, dell’insegnamento universitario, della ricerca e delle lettere. Il Gruppo Mangini era presente in veste di socio del Consorzio e sostenitore del progetto “Robin Hood”, che ha dato la possibilità a tre studenti di scuola superiore e di università, sia italiani che stranieri, di partecipare gratuitamente ai Colloqui. Un’iniziativa che aiuta le future generazioni ad acquisire consapevolezza sul presente e costruire le basi per le scelte future.
L’evento ha avuto una forte componente interattiva, con un generoso spazio dedicato al confronto. Dall’altra parte, fra il pubblico, c’erano imprenditori “atipici” – come li ha definiti l’ex presidente del Consorzio e coordinatore dei Colloqui Vito Manzari nel suo intervento introduttivo, e molti privati. Alla luce di questo interesse per la conoscenza, non c’è da sorprendersi se fra i relatori che si sono susseguiti nel Palazzo Ducale di Martina Franca c’erano anche due filosofi. Uno di questi è Raffaele Alberto Ventura, che ha parlato della “classe disagiata”, quella che ha perso l’agiatezza dei propri padri, mantenendone con difficoltà il tenore di vita, una generazione «troppo ricca per rinunciare alle proprie aspirazioni, ma troppo povera per realizzarle». Da questo conflitto nascono il disagio e, di conseguenza, uno stato generale di ansia e stress. Di contro Corrado La Forgia e Nicola Intini, ingegneri e direttori di due stabilimenti Bosch, hanno parlato dell’effetto domino virtuoso che potrebbero creare la semplificazione e la ripartizione del lavoro nell’epoca 4.0: la possibilità di godere del tempo libero e la redistribuzione della ricchezza, già in atto in molti paesi. Inoltre, La Forgia ha sottolineato che negli Stati Uniti il 47% dei posti di lavoro dovrà essere riconvertito e ha rimarcato il ruolo cruciale che svolgerà la formazione in questo processo. Fin dai primi momenti di confronto si è evidenziata l’impossibilità di separare nettamente il piano etico da quello tecnico: nell’epoca delle auto senza pilota e della digitalizzazione, anche le macchine dovranno essere in grado di prendere decisioni autonome per gestire situazioni di pericolo, come ha spiegato Nicola Intini.
A suscitare grande dibattito e coinvolgimento del pubblico è stato il contributo di Emma Shu, 32enne cinese che ha vissuto per parecchi anni in Italia e ha confrontato i sistemi economici e produttivi delle due nazioni. La schiettezza di questa giovane manager, che cura le relazioni della Oppein, azienda leader nella produzione di mobili in Cina, ha smosso gli animi; insieme ad una pungente critica al governo cinese per l’occultamento e la manomissione di dati in sede internazionale, la Shu ha anche difeso fieramente un sistema economico in grado di porsi un obiettivo e perseguirlo.
Fra i relatori c’era anche il banchiere Marco Morganti, fondatore di Banca Prossima, nata come filiale di Intesa San Paolo. Si tratta di un istituto di credito del tutto particolare, che oltre a generare valore economico, genera valore sociale: grazie ad un fondo alimentato annualmente dalla metà degli utili totali, la Banca dà infatti la possibilità di accedere ai finanziamenti anche ad enti e associazioni non profit che non possono offrire garanzie. In questo modo Banca Prossima compie un passo in direzione di quello che Morganti definisce il “vero arricchimento”: il livellamento del gap fra chi può e chi non può.
Le nuove tecnologie possono rappresentare una grande opportunità, se gestite dall’uomo con intelligenza. L’economista britannico John Maynard Keynes, quasi un secolo fa, immaginava un mondo in cui le macchine avrebbero liberato l’uomo dalla fatica del lavoro, permettendogli di impegnarsi nella ricerca del senso più profondo della vita. Ma saremo capaci di generare nuovi significati e nuovi valori? Per stessa ammissione degli organizzatori, il forum non offre risposte, e forse è proprio per questo che, all’uscita dal Palazzo Ducale, si respirava già aria di attesa per i Colloqui di Martina Franca 2019, che, per inciso, s’intitoleranno “Semplinnovare” e parleranno di resilienza.

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