Hackerare il caos per sopravvivere, non temere i fallimenti e non aver paura di affrontare la complessità. Con l’aiuto della tecnologia, ma solo per cooperare meglio. Non c’è una sola sintesi dei Colloqui di Martina Franca. Per sopravvivere come specie dovremmo diventare esperti di fallimenti, trarre vantaggio dagli errori del sistema. Come si gestisce la complessità ai tempi del collasso? Senza il timore di trasformare tutto e senza timore di infrangere regole false.

Se i Colloqui si fossero tenuti nel 1819” conclude Vito Albino, “avrebbero avuto come argomento l’invenzione del treno. Se invece fossero stati nel 1919, avremmo discusso di come l’elettricità avrebbe cambiato la nostra vita. Ora invece discutiamo di intelligenza artificiale e lo facciamo mentre abbiamo in tasca smartphone che già l’utilizzano. Il punto è che la tecnologia avanza e che la società non tiene il passo, ne è spiazzata. Questo è stato il tema dei Colloqui 2019. Il cambiamento tecnologico è autonomo dalla società. Il primo istinto che abbiamo, appunto, è provare a governare l’evoluzione tecnologica, perché essa è solo uno strumento. Ma spesso, ormai, l’innovazione è di per sé stessa un fine e con questa consapevolezza dobbiamo confrontarci, perché questo duplice ruolo ci spinge in territori non tracciati, sconosciuti. Per questo è più che mai necessario ricordarci che il ruolo degli individui nella società è quello della responsabilità di comprendere che uso fare della conoscenza, della scienza, ricordandoci che stiamo andando in un mondo sconosciuto e non sappiamo se sopravviveremo. Per questo tutta la tecnologia, la velocità, la connessione, devono essere canalizzati per cooperare come genere umano. Altrimenti i Colloqui di Martina Franca 2119 saranno tenuti dalle formiche“.

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